traduttori, traditori
Oggi, nella terza giornata di fila in cui il tempo e la volontà mi sfuggono dalle mani, mi sono messa a leggere i vecchi post di Chiara, in particolare quelli a "tema".
Mi sono quindi divertita a leggere i post dedicati alla traduzione (da un post di altro traduttore deriva il titolo di questo nonché da una citazione di Bianciardi).
Ho notato quanto le storie dei traduttori siano così simili e così diverse. (Lo stesso per i percorsi professionali.)
Mi sono quindi divertita a leggere i post dedicati alla traduzione (da un post di altro traduttore deriva il titolo di questo nonché da una citazione di Bianciardi).
Ho notato quanto le storie dei traduttori siano così simili e così diverse. (Lo stesso per i percorsi professionali.)
- Anche io sono nata in ambito tecnico, percorso credo più o meno obbligato. Purtroppo non vi sono rimasta, il purtroppo deriva dai problemi economici che essere un traduttore editoriale comporta.
- Vediamo tutti il lavoro come passione e, tutti, siamo basiti dal quanto poco sia pagato e/o considerato. (Naturalmente il poco può essere relativo, ma mi chiedo onestamente quanti di noi vivano bene.)
- Abbiamo tutti una nostra piccola, personale "bottega degli orrori", come la definisce brillantemente lei.
- Tutti conosciamo, seppure qualcuno non l'abbia ancora letto, Bianciardi...e probabilmente ne condividiamo in parte la vita.
- Conosciamo l'angoscia di un bonifico che arriva in ritardo, immaginando già il peggio. Condividiamo anche l'angoscia di lavori/risposte che non arrivano..
- Condividiamo la nomea di rompiscatole.
- Abbiamo in casa più dizionari che vestiti...
- Amiamo tradurre ciò che amiamo leggere (nel mio caso saggistica, cucina)
Commenti
O forse dovrei metterci un :-/...