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Visualizzazione dei post da febbraio, 2009

I miei sabato mattina

Breads and roses

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A volte, in questo lavoro, ci si chiede se le parole più che pietre siano soprammobili. Usate come riempitivo. Ho già affrontato in altri post la questione delle gabbie , di come sia difficile far rientrare un testo italiano in una gabbia fisica preparata per una lingua diversa. Se mi permettete, è un po' come cercare di far entrare una donna di taglia 46 in una taglia 42. Non che sia impossibile, naturalmente, semplicemente dipende... :) Molto raramente si ha un problema diverso, quello di eliminare "grassi" dall'originale. Povere parole messe li a fare da cuscinetto e rimpolpare un palo per farlo passare da donna. (Giusto per rimanere in tema...) Elenchi di sinonimi, usati al posto dello spazio bianco (perché non diventi eccessivo, perché non faccia pensare a scarsità di idee, perché...) Certo la situazione si complica quando in due elenchi di "opposti" si trovano parole invece "simili". Se il pumpernickel, per esempio, è un pane di farina integr

Tariffe... non solo in Italia

Vi segnalo un post di Celine New translators and low rates : breve ma ricco di link utili.

Meet the Editor (seconda parte)

L'altra esperienza che voglio ricordare riguarda un caso completamente differente da quello visto nella prima puntata. Questa volta ho lavorato fianco a fianco con i traduttori, peraltro per un corso a livello elementare di lingue. Uno era capace, attento, gentile, pronto alla collaborazione e al confronto, a eventuali approfondimenti nella ricerca quando sorgevano dubbi; l'altra era l'esatto opposto ( sic e ahimè): la prima frase che mi rivolse fu: la "e" di "perché" è aperta, l'accento è grave, e io osavo forse contraddirla? Si era laureata in linguistica! E via così di amenità in amenità: alla resa dei conti, ho tradotto io parte del corso (aveva reso alcuni passaggi e frasi con modi di dire bolognesi!) e i due terzi buoni del dizionario generale e del dizionario gastronomico finali. Senza menzionare la fonetica, a proposito della quale avrebbe scritto che il "th" si pronuncia con la "z" sonora, alla romagnola. Al di là di

Meet the Editor

La traduzione vista da un redattore (I parte) Mi è stato gentilmente richiesto da Marcella di parlare dei rapporti che ho allacciato con varie figure di traduttori nel corso delle mie esperienze di redattore. Mi è subito venuto in mente, tuttavia, che più che di traduttori avrei potuto parlare di traduzioni, in una boutade d'esordio che tra le righe nasconde già un disagio. La prima puntata di questo lungo post finirà dunque con il vertere maggiormente sulle realtà al di sopra di queste due figure, realtà concrete ma a sua volta rappresentazioni di un meccanismo malfunzionante e vizioso. La seconda puntata cercherà invece di essere più attinente alla proposta di Marcella. Per la maggior parte dei lavori di redazione che ho svolto, quelli nello specifico che hanno previsto la sistemazione in una lingua italiana più fluente di testi tradotti dall'inglese, specie tecnici/scientifici (scolastici o universitari), mi venivano inviati i file su cui lavorare, e che a mia volta avrei do
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(c) Marcello Cottone