Che fine hanno fatto i redattori?

Non so quale importanza si dia ai refusi (o ai veri e propri errori) nel lavoro. Naturalmente per me, in quanto traduttore, sono fondamentali personaggi come i redattori e i correttori di bozze, soprattutto bravi.

Ammetto che mi irrita molto trovare errori e refusi nei libri, particolarmente nei libri di lavoro. Figuratevi poi cosa penso di un libro sulla comunicazione con refusi e veri e propri errori (soggetto e verbo NON si dividono con una virgola!).

Anni fa ho letteralmente scagliato un libro (di sua altezza il re dei comunicatori pubblici) contro il muro, per il modo assolutamente osceno in cui era scritto. Probabilmente pensava di essere "diverso", "figo", "diosolosacosa". Mi infuriai anche, tuttavia, con la casa editrice (Ilsole24ore) per aver permesso un simile scempio.

Oggi mi ritrovo in mano un libro di semiologia per il web molto noto. E mi irrita ancora trovare uno o due refusi e il classico errore descritto sopra. In un capitolo in cui si parla dell'importanza dell'immagine professionale.

Che impressione vi fa un testo il cui titolo è comunicare in modo efficace su Internet in cui si trova:
Inoltre, il fatto di trovare informazioni non pertinenti, fa sì che il navigante percepisca una immagine poco professionale e confusionaria del sito che sta visitando; (p. 75)

A voi l'ardua sentenza...

Commenti

Anonimo ha detto…
A me non fa nessun effetto - mi sono arresa - anche se continuo a prendere note al margine quando trovo refusi in quello che leggo (è una deformazione). Diciamo che ormai mi stupisce trovare testi impeccabili. E, paradossalmente, mi salta più all'occhio una copula maiuscola accentata di una apostrofata... Ti racconto solo questa. Un mio amico scrive su una rivista a diffusione regionale e prima di mandare i suoi pezzi in redazione chiede a me di fare la correzione delle bozze perché la rivista non se ne occupa. E, per di più, chi impagina si prende la briga di fare le "correzioni". Una volta gli hanno appunto "corretto" Jimi Hendrix in Jimmy Hendrix.
Anonimo ha detto…
Esistono! Esistono ancora, ma lo sfascio della precarietà e i pochi soldi per la cultura hanno il loro peso nel rendere difficile il lavoro. (Per non parlare del disinteresse o del pressapochismo che spesso si incontrano.)
Io mi considero 'cacciatore di refusi', per professione e per deformazione professionale... o forse solo per il fatto che credo sia fondamentale la correttezza della lingua.
Anche a me dà fastidio trovare refusi nei libri, mi irrita anche trovare una lingua non corretta, sporca, grezza... ma che ci si può fare?

kzk (http://ztl.radioactivity.be)
Anonimo ha detto…
Ciao kzk, lo so che esitono e temo di sapere anche in che condizioni sono costretti a lavorare. La critica infatti è rivolta alle case editrici o presunte tali :-D

M
Anonimo ha detto…
Non so perché il mio commento precedente non si vede in home...

idee, anybody?
Gloria Fiorani ha detto…
Ciao! Niente di più vero, soprattutto per il fatto che spesso le case editrici fanno uno scempio. A me è capitato di acquistare il primo libro del mio professore di spagnolo, e con stupore ho notato che era pieno di refusi...bene, la casa editrice aveva messo in vendita la prima stampa invece di quella corretta! La cosa si commenta da sola, no?
Saluti da un'aspirante traduttrice :D
Mara ha detto…
ciao Gloria, immagino quanto si sia irritato il tuo docente...