Of cups and teaspoons
Come amante della cucina, la capacità degli americani/australiani di cucinare basandosi sul volume, invece che sul peso, riesce sempre a stupirmi. Ammiro tutti quei misurini luccicanti che indicano
Come traduttore trovo questa stessa capacità un incubo. Datemi la malattia più rara, ho comunque la possibilità di arrivare a una sua resa tramite la rete personale di amici (di amici di amici), se non tramite la rete internet.
Datemi una ricetta da tradurre e i miei mal di testa si decuplicano. La maggior parte delle persone pensa a noi traduttori "come quelli che traducono - magari male - un romanzo" ma i romanzi sono solo una minima parte di ciò che si traduce. Non so che livelli di cefalee producano ma sono niente rispetto a una ricetta :)
Lo so, vi viene da ridere o da sbuffare pensando a un'esagerazione. E' in effetti lo è ma fermatevi un secondo: anche una ricetta vi costringe a una scelta continua e sai che stai di fatto rischiando di stravolgere quella che - volente o nolente - è chimica.
Si tratta di rapporti matematici con un loro peso. Se qualcuno la prova e va male: era scritta o è stata tradotta male?
Uno dei problemi nasce dagli ingredienti che devono essere localizzati (cottage cheese lo rendi con ricotta o con fiocchi di latte?), un altro dalla conversione peso/volume.
Non è solo una questione matematica ma di standard. Online ci sono diversi siti di cucina che mettono a disposizione tavole di conversione ma si pone un problema di fiducia (chi le ha convertite) e di approssimazione (non corrispondono).
In genere il service/casa editrice ha una sua tabella ma, ai due fattori identificati prima, se ne aggiunge un terzo: incompletezza. Per chiarire: la tabella dichiara 1 tablespoon di burro corrisponde a 10 grammi ma a quanto corrisponde una tazza? E via discorrendo...
Alla fine usi almeno 4 tavole diverse pur sapendo che non corrispondono.
In realtà nei ricettari il problema è meno sentito, hai più informazioni e riesci a capire come equilibrare gli ingredienti.
Lo scontro fra titani avviene nei libri di counselling o di divulgazione medico-popolare, dove all'interno di un discorso più ampio, ti trovi la ricettina da cinque righe buttata li d'esempio. E ti trovi di colpo fra l'incudine del testo (strettissimo, corto, quasi un haiku) e il martello del committente che vuole ingredienti locali e niente volumi, anche in situazioni in cui l'uso del volume è accettabile, per esempio, nei casi di zucchero o olio.
Se vi interessa provare con mano, e divertirvi un po' sull'argomento, su del.ic.io.us trovate alcuni link utili.
La soluzione? Sempre la stessa: cesello e scalpello (per la brevità) e l'occhio vigile di un buon redattore. Naturalmente aiuta molto la passione (non solo per il proprio lavoro ma anche, nello specifico, per la buona tavola :-)
- 1/2 tsp/tbsp/cup
- 3/4 tsp/tbsp/cup
- 1 tsp/tbsp/cup
Come traduttore trovo questa stessa capacità un incubo. Datemi la malattia più rara, ho comunque la possibilità di arrivare a una sua resa tramite la rete personale di amici (di amici di amici), se non tramite la rete internet.
Datemi una ricetta da tradurre e i miei mal di testa si decuplicano. La maggior parte delle persone pensa a noi traduttori "come quelli che traducono - magari male - un romanzo" ma i romanzi sono solo una minima parte di ciò che si traduce. Non so che livelli di cefalee producano ma sono niente rispetto a una ricetta :)
Lo so, vi viene da ridere o da sbuffare pensando a un'esagerazione. E' in effetti lo è ma fermatevi un secondo: anche una ricetta vi costringe a una scelta continua e sai che stai di fatto rischiando di stravolgere quella che - volente o nolente - è chimica.
Si tratta di rapporti matematici con un loro peso. Se qualcuno la prova e va male: era scritta o è stata tradotta male?
Uno dei problemi nasce dagli ingredienti che devono essere localizzati (cottage cheese lo rendi con ricotta o con fiocchi di latte?), un altro dalla conversione peso/volume.
Non è solo una questione matematica ma di standard. Online ci sono diversi siti di cucina che mettono a disposizione tavole di conversione ma si pone un problema di fiducia (chi le ha convertite) e di approssimazione (non corrispondono).
In genere il service/casa editrice ha una sua tabella ma, ai due fattori identificati prima, se ne aggiunge un terzo: incompletezza. Per chiarire: la tabella dichiara 1 tablespoon di burro corrisponde a 10 grammi ma a quanto corrisponde una tazza? E via discorrendo...
Alla fine usi almeno 4 tavole diverse pur sapendo che non corrispondono.
In realtà nei ricettari il problema è meno sentito, hai più informazioni e riesci a capire come equilibrare gli ingredienti.
Lo scontro fra titani avviene nei libri di counselling o di divulgazione medico-popolare, dove all'interno di un discorso più ampio, ti trovi la ricettina da cinque righe buttata li d'esempio. E ti trovi di colpo fra l'incudine del testo (strettissimo, corto, quasi un haiku) e il martello del committente che vuole ingredienti locali e niente volumi, anche in situazioni in cui l'uso del volume è accettabile, per esempio, nei casi di zucchero o olio.
Se vi interessa provare con mano, e divertirvi un po' sull'argomento, su del.ic.io.us trovate alcuni link utili.
La soluzione? Sempre la stessa: cesello e scalpello (per la brevità) e l'occhio vigile di un buon redattore. Naturalmente aiuta molto la passione (non solo per il proprio lavoro ma anche, nello specifico, per la buona tavola :-)
Commenti
Qusto è comunque un chiaro esempio di come spesso il traduttore svolga un doppio lavoro, la traduzione vera e propria e la localizzazione. Se poi ci si aggiunge anche l'impaginazione, diventiamo triatleti.
ok, andrebbero... 1/2 cucchiaino di sale rimane tale qualunque cosa mi chiedano...
Mara
- 90 g (3 oz, 1/2 cup) icing (powdered) sugar
- 90 g (3 oz, 2/3 cup) custard powder (cornstarch or English Dessert Powder)
ma in realtà le dosi in base al peso erano del tutto sballate e le ricette inutilizzabili senza i misurini (l'autore era australiano).
Sicuramente una persona esperta di cucina avrebbe notato subito le discrepanze e non avrebbe comprato il libro. Se però si tratta del traduttore, dovrebbe anche risolvere il problema?!?
PS Ora se voglio provare a fare biscotti "stranieri" uso solo ricette tedesche: con quelle di solito non si sbaglia mai ;-)
confermo. Le ricette australiane hanno spesso la doppia dicitura ma non ho idea di quanto sia "regolare". Dando per scontato il lavoro di un redattore, non dovrebbero essere poi così fuori ma naturalmente non è detto che sia così.
Confermo anche che al traduttore viene chiesto di adattare i testi al mercato. In linea di principio potrei anche essere d'accordo, il mio lavoro è anche questo. Di solito tuttavia più che adattamento, in casi come questi, si tratta appunto di una "localizzazione". E non è la stessa cosa.
M