Mamma li turchi!

Ho appena accettato la traduzione di un romanzo. Confesso, il mio primo. Per scelta e per caso. Per scelta perché sono sempre stata una lettrice innanzitutto di saggi e solo dopo di romanzi. Perché mi piace la "libertà" che ti lascia la traduzione di un saggio. Soprattutto per caso, perché prima di ieri, non era capitata l'occasione.
Sinceramente, all'inizio, non ho neanche pensato. Ho detto si, grazie.

Adesso, dopo una settimana, ho una crisi d'identità fuori misura. Ora che faccio? Il modo di tradurre è completamente diverso, i tempi della traduzione sono diversi (e per una volta parlo dei miei e non di quelli da urlo che mi lasciano "loro").

Ma voi come fate? (A non farvi prendere dal panico, dico.)
Si accettano consigli, grazie

Commenti

mirko72 ha detto…
Non ho mai tradotto niente ma deve essere interessante anche se bisogna essere bravi a non perdere il "taglio" dell'autore...
auguri

Mik
Anonimo ha detto…
Ciao Mirko, come lavoro è molto interessante e, si, l'ideale sarebbe NON perdere il taglio dell'autore...
Poi si sa nessuno è perfetto /grin/

....
Mara
Anonimo ha detto…
Traduci finché il cervello, esausto, si spegne. Non avrai nemmeno il tempo di farti assalire dal panico ;)
Mara ha detto…
Ciao Chiara,
grazie ma il panico mi è venuto lo stesso :-)
Mara
Anonimo ha detto…
La mia esperienza è che il panico aiuta, perché ti dà quella scrupolosità che poi, a lavoro finito ti rende sicura. Il panico poi passa, passa quando pian piano ti senti scorrere le frasi in testa, quando delle parole prima sconnesse prendono forma. Se qualcosa non ti viene subito, pensaci un po' e poi sorvola, ti assalirà poi mentre fai tutt'altro, durante la spesa magari, o mentre ti destreggi tra due o tre fornelli in cucina. Lì, improvvisa, la folgorazione...