Come nasce un manuale di stile

Tutti i traduttori, indipendentemente dalla natura del loro lavoro, conoscono le note redazionali. Può essere un elenco di termini e relativa traduzione, nel caso più semplice di traduzione tecnica, o un vero e proprio manualetto con lo stile della casa editrice (per i traduttori editoriali/lettarari).

Le note di redazione si trasformano in piccoli manuali di stile nel caso di siti web aziendali o giornalistici. Ne ho creato uno molto semplice anni fa e ho terminato la prima versione di un secondo manuale, questa volta molto più complesso.

Non ho al momento il permesso di pubblicare qui il pdf ma spero di poterlo fare entro breve.

Questo blog tratta quasi esclusivamente problematiche traduttorie: volevo offrire ai colleghi, infatti, soprattutto quelli appena "nati", un aiuto pratico.

Il web writing (o nel mio caso editing) non appare molto spesso, poiché anche in Italia ci sono ottimi siti e blog sull'argomento, uno per tutti Il mestiere di scrivere di Luisa Carrada.

Spero tuttavia che seguire il processo di creazione di un manuale sia comunque interessante. :)


Un manuale di stile/redazione, qualunque sia il nome con cui viene chiamato internamente, nasce dall'esigenza pratica di uniformare la lingua usata e dare un senso di identità a ciò che si scrive.

A questo bisogno "primario" (e forse un po' verticista) si unisce la necessità di dare una serie di indicazioni; poiché la lingua, anche scritta, è come un'impronta digitale. Ognuno ha la propria, errori e idiosincrasie personali inclusi.


Il manuale creato da me e una collega giornalista, Daniela, parte da una serie di considerazioni.
  • Stabilire una serie di regole condivise e norme comuni da seguire.
  • Dare indicazioni su come usare al meglio i nuovi strumenti, per esempio, come usare i tag in ambiente aziendale.
  • Come costruire un testo adattato al lettore. Sfortunatamente, infatti, tutti noi che scriviamo (anche come traduttori) a volte dimentichiamo che il testo non è nostro né per noi.
  • Eliminare il gergo proprio ma mantenere il codice linguistico appropriato.
  • Correggere gli "errori" dei colleghi. Ognuno di noi si porta dietro idiosincrasie, "frasari", preferenze linguistiche che usiamo da sempre e che a volte rifluiscono dentro i nostri scritti. 
  • Spiegare il funzionamento dello strumento che si usa.

Il ciclo che segue un lavoro di questo genere è molto simile a quello che avviene in ambito editoriale. Si parte da una scaletta che diventa bozza che si trasforma in revisione e così via.

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