La nota del traduttore: quando è troppo?*
Foto di Eleonora |
Sono a pagina 33 di un manuale di scrittura appena acquistato e alla terza nota del traduttore che mi lascia perplessa... Alla prima ho sollevato un sopracciglio, alla seconda sono sbottata, alla terza mi sono sentita un po' offesa...
Le note del traduttore sono per qualcuno un insulto, per altri inutili, altri ancora vi giurano sopra. Io in genere sto nel mezzo. La mia risposta classica è (ormai lo sapete perfettamente): dipende!
Ma ammetto che questa volta sono perplessa, e mi chiedo se questa mia sensazione dipende dalla mia esperienza o dalla mia età...
- White paper.
La prima nota mi spiega cosa sia un white paper. La prima reazione è stata perché non libro bianco? Ma poi ho pensato, si dai, ha lasciato inglese perché libro bianco lo associamo più spesso all'Unione europea e qui magari vuoi sottolineare l'aspetto di marketing. Certo, la nota che me lo spiega forse è un po' troppo, ma ci sta. - MacGyver.
La seconda nota mi spiega chi è MacGyver. Adesso, capisco che io ho un tot di anni alle spalle e forse la mia reazione è legata alla mia data di nascita :) ... Può darsi che i ventenni effettivamente non conoscano la serie tv, ma già i trentenni dovrebbero aver visto le repliche in tv...(Per altro esiste una nuova versione, poveri ventenni, è orribile...). Io però conosco Nero Wolf e Perry Mason pur non essendo neanche lontanamente della mia generazione, mi sembrerebbe strano se qualcuno in un libro che non parla di tv o di cultura di massa mi spiega cosa sono...
Qui però potrebbe essere una questione generazionale. Si guarda effettivamente meno televisione?
Dal punto di vista del lavoro, e non del mio ego, ho bisogno di sapere chi è MacGyver per capire la frase? Forse. Non è fondamentale, ma la chiarisce. - Alfabetizzazione sanitaria
La terza nota mi spiega cos'è l'alfabetizzazione sanitaria. Ecco qui mi è scattato realmente il dubbio professionale. Quando è giusta questa maledetta nota del traduttore? A me onestamente sono sembrate tutte inutili. No, forse non ho la definizione a memoria di cosa sia l'alfabetizzazione sanitaria, ma esiste quella "cosa" che si chiama contesto da cui impariamo il significato dei nuovi termini. Posso non avere l'idea corretta, ma dal contesto era chiaro il punto dell'autore (se non la definizione precisa del termine). La nota del traduttore che mi spiega che è un concetto relativamente nuovo mi è sembrato mi stesse dando della deficiente.
Io credo che la nota del traduttore debba essere veramente l'ultima spiaggia, da riservare a quei casi in cui non si riesce a inserire una informazione fondamentale all'interno del testo. Non credo debba servire a coprire i sospetti buchi informativi del lettore, soprattutto quando lo scopo del testo originario non è "culturale", ma un manuale d'uso.
Cosa ne pensate? Qual è la vostra posizione?
Una nota di chiusura: il termine detention (in ambito scolastico) viene tradotta con carcere (sic) e il redattore che si è presentato con la nota del memorial day non ha problemi a lasciare editor al posto di redattore. Anche la coerenza è parte del lavoro editoriale :D
*Un titolo alternativo, è forse più reale, per questo post è "il lato oscuro della traduzione: come non godersi mai una lettura in pace...."
Commenti