È sempre colpa del traduttore?

Un po' di tempo fa abbiamo festeggiato gli 80 anni della mia splendida mamma con una festa a sorpresa. Per ragioni varie, quest'anno mi sono limitata a fare in casa solo il dolce, una splendida cheesecake all'arancia.

Ho preso la ricetta da un testo che ho in casa da un po' ma che non avevo ancora mai sfruttato. Durante la "lavorazione" sono venuti fuori alcuni problemi che, naturalmente, pur con le dovute cautele (io notoriamente mordo), sono stati addebitati al traduttore. (Avevo due "folletti" d'aiuto, o meglio un nanetto dispettoso e un jester...ma non entriamo nei particolari.)

Il libro è Frolla&Sfoglia di Michel Roux della Guido Tomasi editore.  Il problema che si è presentato è che il ripieno di formaggio è risultato più che doppio rispetto alla capacità della base. Dare per scontato però che la colpa sia in qualche modo del traduttore è per lo meno "razzista".

Non voglio difendere la categoria a tutti i costi, nelle traduzioni errori ce ne sono a bizzeffe e diversi di questi sono di certo anche miei. È ugualmente assurdo, tuttavia, addebitare alla categoria tutti i possibili errori.

In casi  come questi ci sono gli errori del cuoco (e qui forse hanno temuto i miei denti in modo particolare..) e anche quelli dell'autore. Immagino che la traduzione sia dal francese, non posso quindi immaginarmi gli errori da una lingua che non conosco. Tuttavia, so per esperienza che il modo in cui il testo è strutturato potrebbe dare adito a problemi (come di fatto si è verificato nel mio caso).

 Nello specifico questo bellissimo volume illustrato è diviso per basi, in altre parole l'autore offre la ricetta  per esempio della frolla e in seguito elenca e spiega tutta una serie di ricette con la frolla. Nelle singole pagine, tuttavia, non elenca più gli ingredienti e le dosi della base ma si limita a dire 280 gr di pasta frolla (vedi base a pagina x).

Questo tipo di presentazione (che usa di tanto in tanto anche Sale&Pepe) comporta il problema che il cuoco deve sapere a cosa corrisponde questa unità. 280 gr di frolla implicano quanti di farina, burro ecc?. Se uso la ricetta base a cosa corrisponde? Se poi il cuoco ha bisogno di moltiplicare le dosi, i problemi aumentano perché non sa come trattare la ricetta della base.

Tutto questo non ha nulla a che fare con il povero traduttore che ha molti limiti ma anche pregi, fra cui tuttavia non rientrano la chiaroveggenza  né la capacità di salvare il mondo da se stesso.

Per i curiosi, la cheesecake è veramente buona ma ha il peso specifico del piombo (il solo ripieno contiene formaggio fresco spalmabile, ricotta, panna acida, uova tutto in quantità notevoli).
Qualcuno dei miei ospiti, dopo aver bofonchiato sulla presunta "americanaggine" della mia cucina, ha suggerito che la colazione è il momento migliore per gustarla. (Io la vedrei bene anche con alcuni tè corposi.)

PS  Il ripieno avanzato è finito nel forno e poi nello stomaco sotto forma di dolce al cucchiaio. burp.

Una critica alla Guido Tomasi. Nel sito alla pagina di presentazione del testo non c'è traccia del traduttore.


Commenti

Anonimo ha detto…
Giusto ieri sera brontolavo per una ricetta Sale&Pepe che non mi ispirava fiducia. Ho dato retta all'istinto modificando le dosi. Per fortuna. Ricordo di aver letto anni fa una rubrica su una rivista inglese in cui si prendevano varie ricette pubblicate in riviste di cucina e si dava loro il voto a seconda se il risultato corrispondeva o no. Magari sarebbe utile rispolverare questa prassi.
Ilaria
Licia ha detto…
In cucina sono negata ma me la cavo con torte e biscotti (inglese direi I am into baking), tanto che ormai anch’io so rendermi conto se le dosi hanno senso oppure no.

All’inizio però non era così e a distanza di una ventina d’anni ricordo ancora la delusione dopo aver comprato un bellissimo (e costoso) libro di biscotti e dolcetti che si si era rivelato inutilizzabile. Era la versione inglese di un libro australiano e doveva esserci stato qualche problema di conversione perché le dosi in grammi erano tutte completamente sballate (probabilmente anche quelle in once: confrontando i numeri i conti proprio non tornavano). Mi era venuta la curiosità di capire che sistema usassero in Australia ma a quei tempi non era il tipo di informazione reperibile su Internet e quindi tuttora lo ignoro!

E a costo di rafforzare certi stereotipi sull’importanza della precisione, concludo con la convinzione che le uniche ricette con le quali si va sempre sul sicuro sono quelle tedesche: riescono sempre bene. :-D
Mara ha detto…
Ciao Licia, da quando preparare biscotti e torte non vuol dire saper cucinare? :)

Per il resto mi trovi assolutamente d'accordo, in particolare nei libri di cucina, la traduzione è un rischio. Va saputa fare bene e con precisione. Detto questo, non può essere tutta colpa mia in quanto rappresentante unico dei traduttori!!! :D